Innumerevoli sono i ragazzi e le famiglie che, in vista degli anni universitari da svolgere lontano dalla propria abitazione, scelgono di prendere una casa o una stanza in affitto vicina all’università, da condividere assieme ad altri inquilini, in modo da poter dimezzare le spese e godere dell’appartamento.
Ma cosa è necessario fare per affittare una casa o una stanza ad uno studente universitario?
È necessaria una referenza?
Il contratto d’affitto per studenti è differente da un normale contratto d’affitto per inquilini referenziati?
Di seguito tutte le risposte alle domande più frequenti riguardati i contratti d’affitto per studenti.
Indice dei Contenuti
Prerogative per un contratto d’affitto per studenti
Secondo la legge, per poter stipulare un contratto d’affitto transitorio per studenti, occorre soddisfare alcuni requisiti fondamentali: primo fra questi è necessario che lo studente in questione possieda la residenza in un Comune differente da quello in cui egli decide di affittare la casa, risultando perciò realmente fuori sede; la residenza dello stesso deve poi dichiaratamente essere indicata nel contratto di locazione transitorio; infine, è un requisito necessario che il comune in cui si decide di affittare l’appartamento sia lo stesso in cui vi si trovi un’università o una delle sedi distaccate.
Come tutti i contratti di locazione, anche quello transitorio per studenti va compilato e registrato all’Agenzia delle Entrate entro un termine massimo di 30 giorni dalla stipulazione dello stesso.
Tipo di contratto
Disciplinato dalla legge n°431 del 1998, il contratto transitorio per studenti universitari prevede una durata minima di 6 mesi e massima di 3 anni, alla cui scadenza è possibile richiedere un rinnovo per il medesimo periodo.
Questo tipo di contratto è, inoltre, soggetto a delle norme che prevedono la scelta del canone d’affitto mensile ad organizzazioni sindacali, università ed associazioni studentesche, in base ad accordi da questi stabiliti che determinano dei canoni minimi e massimi. Malgrado ciò, il proprietario può optare – in questo caso – per il regime fiscale della cedolare secca, grazie alla quale riceve notevoli vantaggi sulla tassazione Irpef, potendo contare su un’aliquota al 10%.
Nel caso in cui preferisse, invece, stipulare il classico contratto a canone libero, le agevolazioni sulla tassazione e sulle imposte di bollo non sarebbero più applicabili, a favore però della fissazione del canone mensile in totale autonomia.
Agevolazioni sulle tasse
Le agevolazioni sulle tasse non si limitano solo ai proprietari degli immobili e non hanno a che fare solo con i vantaggi offerti dalla cedolare secca, ma si espandono ad interessanti facilitazioni come, ad esempio, la riduzione del 30 per cento del reddito imponibile dei fabbricati dati in affitto, a condizione che nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui si voglia usufruire dell’appoggio dello stato, vengano indicati, l’anno di prestazione della dichiarazione Imu, il comune in cui è allocato l’immobile e gli estremi di registrazione del contratto di locazione; tra gli altri vantaggi per il proprietario, interessante risulta anche la riduzione del 75% delle quote da pagare riguardanti Tasi ed Imu.
Per quanto riguarda gli inquilini, invece, le agevolazioni non sono molte, ma permettono loro – in qualità di studenti – di detrarre dall’Irpef una quota pari al 19% sul canone d’affitto, entro una somma massima di 2.633 euro per anno, fino ad un massimo di risparmio di circa 500 euro.
Ti suggeriamo queste letture
Inquilino senza contratto: Cosa rischia?
Affitti brevi: Cosa bisogna sapere, la cedolare secca
- Resta informato sul mercato immobiliare CLICCA QUI