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Certificazione messa a terra di un impianto
La messa a terra di un impianto elettrico consiste nell’assicurare alle masse elettriche un uguale potenziale di terra, in maniera tale che esse si disperdano nel terreno senza causare danni all’uomo.
La conformità di un impianto deriva anche e soprattutto dalla certificazione della messa a terra. Vediamo perchè.
Impianto di terra
L’impianto di terra è una parte importante del sistema elettrico.
Una corretta progettazione e realizzazione consente infatti di prevenire e proteggere persone e cose contro la fulminazione di origine atmosferica. L’impianto di terra è un sistema formato da una serie di parti conduttrici: conduttori di protezione PE, conduttori equipotenziali EQP, conduttori di terra CP e dispersori DA/DN.
In seguito alla realizzazione di un nuovo impianto, l’installatore è obbligato a rilasciare al cliente la dichiarazione di conformità ai sensi del DM 37/08 con le descrizioni dell’impianto ed i riferimenti normativi.
Questa dichiarazione fornisce l’omologazione a tutti gli effetti.
Obbligo di verifica
Per la messa a terra il D.P.R. 22 Ottobre 2001 n° 462 ha stabilito l’obbligo della verifica. In pratica, il datore di lavoro è tenuto ad effettuare regolari manutenzioni dell’impianto di messa a terra, nonchè a far sottoporre lo stesso a verifica periodica ogni cinque anni, esclusi quelli installati in cantieri, in locali adibiti ad uso medico e negli ambienti a rischio incendio per i quali la periodicità è biennale.
Per effettuare la verifica, il datore di lavoro si può rivolge all’ASL o all’ARPAC o ad eventuali organismi individuati dal Ministero delle Attività Produttive. Il soggetto che effettua la verifica periodica rilascia il relativo verbale al datore di lavoro che deve conservarlo ed esibirlo a richiesta degli organi di vigilanza.
Le verifiche sono piuttosto onerose e le spese sono a totale carico del datore di lavoro.