Calcolare e provvedere alle tasse sull’affitto della propria casa, talvolta, è un vero incubo. Ce ne sono moltissime, fin troppe, ed ognuna di loro corrisponde – nella fattispecie – al pagamento di un servizio pubblico, privato o personale di cui il cittadino e proprietario dell’abitazione può beneficiare.
Parliamo, dunque, dei rischi che comporterebbe l’assenza del pagamento dell’affitto, ma anche le spese immobiliari relative all’affitto in sé, all’immobile stesso ed, ovviamente, ai diritti e doveri, sia del proprietario della casa, che dell’affittuario.
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L’affitto in nero: una piaga della società
Stabilire che un affitto non è stato registrato tramite un regolare contratto di locazione provoca decisamente un forte batticuore. L’affitto in nero è, purtroppo, una pratica fin troppo comune nel nostro paese, soprattutto per coloro che, per via dell’eccessiva disinformazione, non sanno a cosa vanno incontro.
Il sistema italiano di tassazione degli immobili in affitto
Tasse, tasse ovunque! Rendersi conto della sproposita quantità di tasse da pagare, soprattutto per ciò che concerne la casa, che sia in affitto o meno, è davvero spaventoso, e può sgomentare la maggior parte dei giovani adulti alle prese con la propria prima abitazione: in questi casi, è necessario dotarsi di tantissima pazienza ed informarsi sul sistema nazionale e sovranazionale relativo al pagamento delle tasse degli immobili in affitto o subaffitto.
Occupiamoci di alcuni esempi pratici. Sotto l’aspetto pragmatico della questione, sono ben tre le tasse principali da pagare per una casa in affitto: l’imposta di registro, ossia un pagamento unico che dev’essere versuto all’istante del registrazione del contratto di locazione dell’immobile o della casa, e che dipende per lo più sia dall’affittuario dell’abitazione che dal proprietario della casa, in egual misura; poi, vi è l’imposta di bollo e, infine, l’imposta sui canoni di locazione, la quale è percepita essenzialmente dal padrone di casa e dipende esclusivamente da quest’ultima figura – nessun’altra entità, di conseguenza, grava sui costi della suddetta imposta.
- Da un punto di vista civilistico e giuridico, la prima imposta dev’essere pagata al momento della stesura e della registrazione del contratto di locazione. In assenza di tale registrazione, il contratto risulterebbe quindi nullo e vuoto, e non avrebbe alcun peso in tribunale; ciò, comunque, avverrebbe a meno che non si svolga la registrazione entro 30 giorni dalla firma del suddetto contratto.
- Dal punto di vista fiscale, tardare la registrazione del contratto di locazione col proprietario dell’immobile è una pratica piuttosto comune e, di base, pur sempre possibile, in ogni situazione: comporterebbe, infatti, una riduzione delle sanzioni a cui ci si potrebbe scontrare – in tal caso, è possibile ravvedersi entro il primo anno della firma del contratto e adoperare un trattamento di favore per l’individuo, o gli individui, che si occupano della regolarizzazione del contratto di locazione: questo articolato processo prende il nome di ravvedimento operoso.
In conclusione, affittare una casa costa, e non poco. Provvedere ad ogni tassa e imposta è tosta, ma con la giusta dose di conoscenza dell’ambito fiscale e giuridico, tutto è possibile. Per qualsiasi informazione non contenuta dell’articolo, la redazione invita a contattare il proprio commercialista o un avvocato di fiducia.
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