Riscaldamento

Assotermica chiede di etichettare le caldaie come gli elettrodomestici

Qual è il contributo delle caldaie all’inquinamento? Molto alto, considerato che in Italia continua a permanere il problema dei dispositivi obsoleti, svariati milioni, che non solo diminuiscono l’efficienza energetica di un’abitazione, ma contribuiscono anche a rilasciare sostanze inquinanti nell’aria, peggiorandone notevolmente la qualità.
Proprio per cercare di risolvere almeno in parte queste problematiche, Assotermica, l’associazione dei produttori di apparecchi e componenti per impianti termici, federata ad Anima, ha deciso di dar luogo ad un gruppo di lavoro con il compito di analizzare le cause inquinanti e dare vita alla proposta di nuove soluzioni.

L’indagine di InnovHub

 

Per cercare di districarsi meglio nella materia, si può senz’altro partire da un’indagine condotta da InnovHub, grazie alla quale diventa possibile mettere in evidenza il contributo all’inquinamento delle caldaie attualmente in commercio. Va infatti ricordato se da un lato esistano tecnologie più e meno “pulite”, dall’altra occorre rilevare come sui circa 19 milioni di pezzi presenti lungo il territorio nazionale, troppi siano ancora quelli obsoleti o comunque inefficienti. Un problema abbastanza serio, che va a gravare notevolmente non solo sulla bolletta energetica degli interessati, ma anche su un ambiente che continua ad essere sotto attacco.

Di fronte ad una situazione di questo genere, Assotermica ha quindi deciso di avanzare la sua proposta, incentrata sull’adozione di una etichetta in grado di valutare l’attitudine prestazionale delle caldaie già installate, prendendo chiaramente ispirazione da quanto è già in vigore con l’etichettatura energetica degli elettrodomestici di nuova generazione e degli edifici. In tal modo diventerebbe possibile valutare le performances  delle caldaie utilizzate, come del resto già avviene in Paesi come Germania, Regno Unito e anche Austria, ove questo provvedimento è stato adottato proprio da poche settimane.

Cosa succederà ora?

 

Assotermica ha provveduto a portare la sua proposta sul tavolo del ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, intercettando l’interesse di alcune regioni, a partire dal Friuli-Venezia Giulia. Per poter trovare una sponda efficace, è però necessario un coordinamento a livello di conferenza delle Regioni, ove però questi temi sono spesso sacrificati sull’altare degli interessi contingenti. Altra sponda possibile potrebbe arrivare  dall’operatività del Comitato coordinamento ambientale istituito dal governo guidato da Matteo Renzi , l’ambito preposto a formulare proposte su cui poi impostare il confronto tra le controparti.

Da parte sua, Assotermica si è detta pronta a mettere a disposizione dei cittadini una documentazione in grado di aiutarli a decifrare il giudizio insito nella classe di appartenenza del prodotto, in modo tale da poter infine compiere la scelta giusta.
Si tratta di un nodo cruciale, considerato che gli apparecchi obsoleti con impianti nuovi e, di conseguenza, meno inquinanti, avrebbero un impatto risolutivo, in quanto condurrebbero ad un dimezzamento del 56% nel livello delle emissioni attuali. In tal senso una funzione pressoché decisiva sarebbe esercitata dalle caldaie a condensazione e dagli apparecchi ibridi (pompa di calore e caldaia a condensazione), tecnologie attive che sono in grado di abbattere in maniera molto cospicua le emissioni ambientali.

Una funzione del resto riconosciuta a livello legislativo, se si pensa che i modelli a condensazione sono ormai obbligatori, a parte l’esaurimento delle vecchie scorte di magazzino da parte dei rivenditori.

Nando Gravino

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Nando Gravino

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