Aumento di spessore delle murature: come possiamo evitarlo quando si effettua un isolamento termico

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insufflaggio

Introduzione

In edilizia, per la costruzione degli edifici, è sovente utilizzato il modello di struttura a telaio, proprio della maggior parte delle abitazioni italiane.

Questa tipologia di struttura a cemento armato è composta da un’intelaiatura di travi e pilastri, che vanno per l’appunto a formare una serie di telai che si ripetono su entrambi i piani, orizzontali e verticali.

Così facendo si va ad ottenere una struttura che porta con sé una serie di vantaggi per il costruttore:

  • maggior facilità di utilizzo dello spazio (si evita la formazione di ingombri nella planimetria);
  • il tutto è economico e rapido da implementare, consente di tirare su la struttura dell’edificio in tempi abbastanza rapidi.

Va comunque detto che tale tipo di struttura non porta con sé solo evidenti vantaggi.

La problematica maggiore è rappresentata dal fatto che la stragrande maggioranza delle costruzioni degli ultimi 30 o 40 anni, che ancora oggi rappresentano l’edificio standard che si può trovare in ogni città, prevedeva una struttura a telaio con:

  • tamponatura di fila di pareti di mattoni forati (parete esterna e parete interna);
  • camera d’aria separatrice tra queste due fila (con anche finalità di isolare termicamente l’edificio), chiamata anche con il nome di intercapedine.

Muri a cassetta: perché conviene isolarli

spessore delle murature

Questa composizione portava alla formazione dei cosiddetti muri a cassetta (chiamati anche muro con “cavedio” o muro di “tompagno”).

I muri a cassetta, particolarmente diffusi nelle abitazioni costruite tra gli anni ’70 e ’90, sembravano essere una soluzione pratica ed economica in chi cercava di ottenere una barriera termica, mantenendo una temperatura interna gradevole e costante.

Questa speranza, col tempo, è risultata vana: si è riscontrata vana, con il verificarsi di ripetuti fenomeni di dispersione termica.

Colpevole di questo tipo di problematica è risultato essere proprio il vuoto presente all’interno delle intercapedini. 

Laddove è presente un vuoto dal diametro importante, possono formarsi importanti spostamenti d’aria, con conseguente formazione di squilibri termici.

Pare chiaro che se si vuole risolvere questa problematica ed evitare di ritrovarsi a vivere in una casa dal benessere termico pressoché nullo, è importantissimo intervenire con soluzioni che, questa volta davvero, siano realmente performanti.

Coibentazione termica: è proprio necessario aumentare lo spessore della parete?

Implementare un intervento di coibentazione termica nell’area considerata, sembra essere l’unica cosa da fare (e risulta più semplice, rispetto al voler isolare l’intera facciata con un cappotto termico).

Solitamente vengono messe in atto delle pratiche di coibentazione che prevedono l’aumento di spessore delle murature.

Ciò è possibile, in quanto vi sono norme a carattere locale e regionale che permettono interventi di questo tipo, sia sulle pareti perimetrali che sui solai, senza penalizzare il volume edificabile dell’abitazione.

Per l’aumento dello spessore si utilizza solitamente l’isolamento termico esterno con cappotto termico, una pratica che non può essere sempre utilizzata in libertà.

È il caso in cui:

  • sono presenti vincoli architettonici che non consentono di poter effettuare modifiche di questo tipo;
  • ma è anche il caso di un edificio posto all’interno di un condominio, la cui assemblea non trova concordia sul propendere per questo genere di lavori.

Va anche detto che l’aumento dello spessore della parete, per quanto venga realizzato all’esterno, potrebbe rappresentare un piccolo problema per chi non ha piacere a vedersi “mangiare” pochi centimetri di spazio sul terrazzo di casa.

Ciò non toglie che in molti casi questo intervento sia realizzabile, ma qualora non si possa (o non si abbia interesse) intervenire aumentando lo spessore della muratura, quale alternativa sussiste?

Evitare l’aumento dello spessore delle pareti con interventi di insufflaggio termico

insufflaggio

Se si vuole trovare un intervento alternativo, ma comunque efficace, la cosa migliore da fare è proprio pensare al fatto che il problema è presente all’interno dell’intercapedine.

Se il diametro di questo vuoto risulta essere un danno, piuttosto che una forma di isolamento termico naturale, allora è proprio lì che bisogna agire.

L’alternativa al cappotto esiste, se si sceglie di implementare la tecnica dell’insufflaggio.

Attraverso un reticolo di fori appositamente realizzato nella parete ove è presente l’intercapedine, si andrà a inserire (con un apposito macchinario provvisto di tubazione), del materiale isolante che consentirà di riempire il vuoto presente nell’intercapedine.

Così facendo si avrà modo di:

  • evitare l’aumento di spessore della muratura interna, portando avanti un intervento che non è vincolato in alcun modo da decisioni condominiali o vincoli della Sovrintendenza;
  • eliminare i moti convettivi che si formavano nel vuoto presente all’interno dell’intercapedine;
  • migliorare considerevolmente il livello di benessere termico nella stanza in questione, con conseguente minor ricorso a fonti di energia per riscaldare o raffrescare la casa durante l’anno.

Per quanto riguarda la scelta del materiale isolante, è necessario sottolineare una cosa.

Non esiste il materiale per eccellenza, in quanto in commercio ve ne sono di numerosi e tutti con caratteristiche senza dubbio apprezzabili.

Va però detto che, se la finalità di questo intervento è quella di eliminare il vuoto, è necessario puntare su un materiale isolante che realmente porti a termine questo compito.

Evitiamo, quindi, quegli isolanti che non riescono ad arrivare a coprire interamente le superfici vuote.

Di contro, la scelta di utilizzare le schiume espanse isolanti rappresenta soluzione più performante.

Esse hanno proprie alcune caratteristiche:

  • facilità di posa;
  • formando un isolante compatto;
  • elevata conducibilità termica e traspirabilità;
  • non infiammabile e atossico;
  • non assorbe umidità, evitando di contribuire alla formazione di muffa in casa;
  • possiede anche delle ottime proprietà in termini di isolamento acustico.

Conclusioni

Abbiamo visto che per isolare una parete ove è presente un’intercapedine vuota, si può sicuramente propendere per interventi che prevedono l’aumento dello spessore della muratura.

Spesso, purtroppo, questo tipo di intervento va incontro a problematiche e vincoli, che rappresentano solo una perdita di tempo.

Considerando che la problematica è presente all’interno dell’intercapedine, forse la cosa migliore da fare, in questi casi, è proprio quella di puntare su interventi che consentano di riempire il vuoto presente in esso.

L’isolamento termico con insufflaggio, come abbiamo visto, rappresenta una soluzione pratica e che porta ottimi risultati, senza dover sottostare a vincoli di alcun tipo.

Raccomandazione importante: evitate sempre interventi fai da te.

Questa operazione deve essere eseguita da professionisti del settore, che sanno dove mettere mano e come utilizzare i materiali a loro disposizione.

Molto meglio spendere qualcosa in più, ma ritrovarsi con un lavoro ben fatto e che non deve essere successivamente ripetuto, con conseguente aggravio di spesa e notevole perdita di tempo.

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