Il recupero in atto da parte del mercato immobiliare è stato confermato dall’ultimo rapporto elaborato da Istat, secondo il quale nel corso degli ultimi 12 mesi le compravendite hanno fatto segnare un aumento del 4,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, con il settore abitativo a trainare la ripresa attestandosi al +4,4%m contro il 2,1% messo a segno dal settore commerciale.
Si consolida quindi la ripresa che era iniziata nel secondo trimestre del 2015, anche se l’annuncio relativo alla prossima fine del Quantitative Easing da parte della Banca Centrale Europea aveva inizialmente depresso il mercato. Il motivo era da ricercare soprattutto nel fatto che proprio la massiccia iniezione di denaro nel sistema bancario aveva portato negli anni precedenti ad una caduta dei tassi di interesse che aveva spinto molti aspiranti proprietari a contrarre un mutuo, proprio per approfittare del momento favorevole.
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Mutui: Cosa attendersi per il 2023
Naturalmente le associazioni di settore guardano con grande interesse all’evoluzione in atto. Se la fine del QE è ormai ufficiale, va anche detto che Mario Draghi, governatore della BCE, ha comunque affermato di voler reinvestire nei titoli che l’Istituto detiene in portafoglio pur non aumentandone la quantità. Una assicurazione che ha spinto molti addetti ai lavori a vaticinare una tenuta delle condizioni di vantaggio applicate ai mutui che dovrebbe durare ancora per un quinquennio, ovvero sino al 2023. Soltanto in quel momento l’Euribor dovrebbe tornare a valicare la soglia psicologica dell’1%.
Gli italiani continuano a preferire mutui a tasso fisso
La sostanziale stabilità dei cambi, sembra peraltro destinata a confermare il favore dei nostri connazionali per i mutui a tasso fisso. Una preferenza rilevata anche dall’ultima indagine condotta da alcuni importanti portali che si interessano del mercato dei mutui, secondo i quali otto italiani su dieci preferiscono questo tipo di finanziamento e non intendono correre il rischio legato alle improvvise oscillazioni dei tassi di interesse che potrebbero invece influire in maniera molto decisa sui mutui a tasso variabile. Un orientamento sempre più deciso se si pensa che nel corso dell’ultimo semestre preso in considerazione la percentuale di chi preferisce il tasso fisso è passata dal 77,5% all’83,5%, con una crescita di ben sei punti.
Il peso della crisi economica
Nelle valutazioni in questione, continua naturalmente a pesare il momento attraversato dall’economia italiana, che dopo un inizio di anno all’insegna dell’ottimismo, sembra invece smentire il consolidarsi della ripresa che era stato pronosticato da più parti. Le ultime rilevazioni condotte anche a livello europeo sembrano infatti confermare un suo rallentamento, un fattore che potrebbe peraltro spingere nuovamente il settore bancario ad adottare un atteggiamento di decisa cautela.
Se è infatti vero che nel corso degli ultimi mesi le sofferenze bancarie hanno visto ridurre il loro peso sul sistema, dall’altra parte gli istituti non vogliono ricadere negli errori del passato e potrebbero quindi decidere di stringere di nuovo i cordoni della borsa. Ove ciò accadesse, per ovvi motivi, ne potrebbe risentire notevolmente proprio il settore edilizio, in particolare quello legato alle nuove costruzioni.
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