Salute e Benessere

Non trascurare questo sintomo: anche se è comune, aumenta il rischio di Alzheimer

Ignorare un sintomo comune può aumentare il rischio di Alzheimer: ecco di che si tratta e come intervenire tempestivamente. 

L’adozione di politiche sanitarie che includano screening regolari, accesso a trattamenti adeguati e sensibilizzazione su alcune problematiche rappresentano passi fondamentali per affrontare la crescente sfida dell’Alzheimer e delle altre forme di demenza nella nostra società.L’Alzheimer, che attualmente colpisce milioni di persone nel mondo, è destinato a diventare un problema di salute pubblica sempre più grave, con proiezioni che indicano un aumento triplo dei casi entro il 2050 a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Questo rende fondamentale comprendere e affrontare i fattori di rischio associati a questa malattia, e uno di questi è il calo dell’udito. Recenti studi rivelano una connessione sorprendente e allarmante tra la perdita dell’udito e l’insorgenza della demenza, in particolare dell’Alzheimer, una delle forme più comuni di questa malattia.

Il legame tra perdita dell’udito e demenza

Un recente studio condotto dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health ha rivelato che quasi un terzo di tutti i casi di demenza potrebbe essere attribuito alla ipoacusia, una condizione spesso trascurata. I ricercatori hanno monitorato un campione di 2.946 persone, con un’età media di 75 anni, diagnosticati con ipoacusia di varia gravità. I risultati sono stati sorprendenti: il 32% dei partecipanti che svilupparono demenza aveva una perdita dell’udito. Le probabilità di sviluppare questa patologia erano del 16,2% per chi presentava una lieve perdita dell’udito e del 16,6% per chi soffriva di una forma moderata o severa, suggerendo che anche una leggera compromissione dell’udito possa aumentare significativamente il rischio di demenza.

La correlazione tra perdita dell’udito e Alzheimer – casalive.it

Uno dei problemi principali legati all’Alzheimer è che la malattia inizia a danneggiare il cervello molti anni prima che i sintomi clinici diventino evidenti. Questo significa che, quando una persona riceve una diagnosi di demenza, il danno cerebrale può essere già esteso, rendendo difficile il trattamento e la gestione della malattia. La relazione tra perdita dell’udito e demenza è complessa e non del tutto compresa.

La “Lancet Commission on dementia prevention, intervention, and care” ha identificato diversi fattori di rischio che possono essere modificati per prevenire la demenza, tra cui il fumo, l’inattività fisica, e, appunto, il calo dell’udito. Secondo le stime, fino al 40% dei casi di demenza potrebbero essere prevenuti intervenendo su questi fattori. È quindi di fondamentale importanza che le persone, in particolare quelle sopra i 40 anni, effettuino regolarmente controlli dell’udito.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che circa 466 milioni di persone nel mondo soffrano di ipoacusia, un numero che è destinato a raddoppiare entro il 2050. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante per le persone anziane, che sono più suscettibili alla perdita dell’udito.

Il ruolo degli apparecchi acustici

L’adozione di apparecchi acustici è una delle strategie più efficaci per affrontare la perdita dell’udito. Secondo i ricercatori, l’uso di questi dispositivi potrebbe contribuire a ridurre il rischio di demenza, migliorando la qualità della vita e facilitando le interazioni sociali. Le persone con problemi uditivi non trattati tendono a isolarsi socialmente, il che può aggravare la situazione e aumentare il rischio di sviluppare demenza. Investire nella salute uditiva non è solo una questione di migliorare l’udito, ma anche di preservare le funzioni cognitive e il benessere generale.

La connessione tra perdita dell’udito e demenza è un campo di studio in rapida espansione, e la ricerca continua a esplorare le dinamiche di questo legame. Sebbene non sia ancora chiaro se la perdita dell’udito sia una causa diretta della demenza o se contribuisca ad altre condizioni che aumentano il rischio, è evidente che il miglioramento dell’udito possa avere effetti positivi sulla salute cerebrale. In questo contesto, è cruciale che i cittadini e i governi si impegnino a promuovere la salute uditiva come parte integrante della strategia di prevenzione della demenza.

Romana Cordova

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