Abbiamo già accennato in precedenza, su alcuni nostri articoli, la differenza fra i mutui a tasso fisso e i mutui a tasso variabile.
Per complicità, ricordiamo che il mutuo a tasso fisso è un particolare finanziamento di cui gli italiani sono piuttosto innamorati, considerati i dati statistici proposti dagli enti agevolanti – come le banche – parliamo, di conseguenza, di un mutuo, le cui rate, in relazione all’importo mensile, trimestrale o semestrale, rimane stabile e fisso per tutto il tempo del finanziamento, e cioè per l’intera durata del prestito, fino all’ammortamento o all’estinzione di quest’ultimo da parte del consumatore verso la banca.
A differenza del mutuo a tasso variabile, l’andamento del mercato immobiliare non incide in alcun modo sugli importi delle varie rate del mutuo a tasso fisso: questa importantissima caratteristica garantisce, sotto un certo aspetto, una determinata serenità e tranquillità al consumatore, il quale non dovrà preoccuparsi di eventuali innalzamenti degli importi.
E’ una sicurezza indiscutibilmente preziosa, in particolare per coloro che, per acquistare un’abitazione o quant’altro, decidono di richiedere un prestito ad una banca o una qualsiasi società finanziaria.
A quanto pare, questa tipologia di mutuo è preferita soprattutto per i prestiti impiegati per l’acquisto della prima casa, in quanto non ci si dovrà curare di un eventuale rialzo dell’inflazione e di una conseguente e pericolosa dinamicità in negativo del tasso d’importo delle rate.
Ma, in effetti, quanto conviene il mutuo a tasso fisso rispetto al mutuo a tasso variabile?
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Il tasso fisso a tutto tondo: costi, calcoli e fattori chiave
Considerate le caratteristiche principali del mutuo a tasso fisso, cioè la staticità delle rate d’importo, è ovvio che il mutuo a tasso fisso costa di più della sua controparte a tasso variabile: si parte di circa l’1% o 2% in più, in termini concreti, valori che corrispondono pur sempre ad un bel prezzo da pagare.
Inoltre, questo mutuo, così come tutti gli altri, non è in grado di proteggersi da un eventuale debito contratto con l’ente agevolante o la banca: i fenomeni di deflazione o di tassazioni molto basse agiscono indipendentemente dal tipo di tasso del mutuo, che sia variabile o fisso.
Per i restanti fattori che entrano in gioco nel preciso calcolo del mutuo a tasso fisso, subentrano elementi relativi unicamente all’organo economico centrale dei paesi membri dell’Unione Europea, ossia la Banca Centrale Europea e il suo centro dirigenziale.
Il ruolo della Banca Centrale Europea nel calcolo dei mutui
Una volta fissata la rata a indice fisso, al momento della stipula del contratto vengono valutati una serie di elementi che, in realtà, sono presenti anche nei conti di tutti i giorni. In particolare, i fattori chiave sono due: lo spread e il tasso Euris.
Il primo, lo spread, indica la differenza dei titoli di stato tedeschi con quelli di un dato sistema considerato, come ad esempio il mercato immobiliare nello Stato italiano; il secondo, cioè il tasso Euris, indica un tasso interbancario e ha la funzione di rappresentare il costo del denaro all’ingrosso.
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